In piena epopea mineraria, la miniera d'argento del Pavione era tra le
più redditizie e vi lavoravano ingenti maestranze tedesche devote alla
Madonna, i canopi: a lei invocavano aiuto e protezione per il
duro lavoro e a lei avevano dedicato una piccola edicola sacra posta
sull'arco d'ingresso.
La peste del 1630 ne decimò buona parte, rimpiazzati da minatori
d'oltralpe di chiara matrice luterana. Si sbarazzarono immediatamente del
bel simulacro fra lazzi indecorosi e turpiloqui.
Non passò molto tempo che dal paese di Imèr si sentì un fragoroso
boato e una enorme nuvola di polvere bianca si levò nel cielo dalla
cuspide del Pavione. La gente subito capì l'accaduto: una indescrivibile
vendetta divina. I cunicoli della miniera cedettero causando un forte
terremoto che sconquassò la roccia ed inghiottì tutti quegli empi
blasfemi. Tornata la calma, ogni tentativo di riattivare la miniera fu vano,
visto gli ingenti danni, ma il ricordo dell'accaduto è vivo ancor
oggi.